L’onestà nella compilazione della dichiarazione dei redditi viene considerata in Italia una forma blanda di demenza.
Dino Barluzzi
Confidando di essere d’aiuto per coloro che vogliono comprendere l’incidenza del proprio carico fiscale ed al tempo stesso gestire finanziariamente e con tranquillità il versamento delle imposte.
Uno degli adempimenti più odiati dai contribuenti è il duplice momento della predisposizione della propria dichiarazione dei redditi ed il conseguente pagamento degli importi dovuto a saldo ed in acconto.
Il saldo Irpef, cioè la differenza tra gli acconti versati l’anno precedente e l’imposta dovuta che risulta dal modello dichiarativo, e l’eventuale prima rata di acconto Irpef devono essere versati entro il 30 giugno, per il 2018 entro il 20 Agosto, dell’anno in cui si presenta la dichiarazione, oppure entro i successivi 30 giorni con maggiorazione dello 0,40%.
La seconda o unica rata di acconto entro il 30 novembre.
*Scadenze del modello Redditi PF*
I contribuenti che sono tenuti alla presentazione del modello Redditi PF, ovvero coloro che non hanno percepito redditi da lavoro dipendente o da pensione, o che sono dotati di Partita Iva, sono tenuti a presentare la dichiarazione rispettando le seguenti scadenze:
• 30 giugno – Nel caso in cui il modello Redditi debba essere presentato in forma cartacea tramite ufficio Postale. Questa possibilità è però riservata ai soli contribuenti autorizzati, ossia, per coloro che pur avendo i requisiti per utilizzare il modello 730 e non avendo un datore di lavoro o non essendo titolari di pensione, devono dichiarare redditi soggetti a tassazione separata e ad imposta sostitutiva nei quadri del modello Redditi;
• 15 ottobre – Nel caso in cui il modello Redditi venga trasmesso per via telematica all’Agenzia delle Entrate utilizzando i servizi on line Fisconline ed Entratel dell’Agenzia previa registrazione e con PIN, oppure, consegnando il modello tramite intermediari autorizzati.
*Il versamento dell’acconto Irpef*
Entrando nel vivo della questione, il primo elemento da ricordare è che i versamenti in acconto delle imposte sui redditi, (Irpef, o imposte sostitutive) non devono essere necessariamente effettuati in due rate, da versare a giugno e novembre, ma possono variare, ricorrendo determinati presupposti che adesso andremo a verificare.
In primo passo da effettuare è quello di calcolare l’importo totale che dobbiamo versare in acconto, applicando uno dei due tipi di calcolo ammessi, ossia, il #metodostorico oppure il #metodoprevisionale.
Il *Metodo Storico*
Per il versamento dell’acconto Irpef secondo il metodo storico è necessario andare a vedere se la dichiarazione dei redditi che abbiamo presentato presenta un importo nel rigo RN33 “Differenza“. Se questo importo non supera €. 51,65, non è dovuto acconto.
In pratica l’acconto con il metodo storico presuppone che il versamento sia effettuato in base all’importo dell’imposta dovuta nell’anno precedente. In questo modo, in caso di redditi costanti nel tempo, il versamento degli acconti con il metodo storico consente al contribuente di non dover versare imposta a saldo.
Il metodo storico è particolarmente vantaggioso quando si hanno redditi crescenti rispetto all’anno precedente, e può essere svantaggioso quando nell’anno del versamento stiamo avendo redditi inferiori rispetto all’anno precedente.
In questi casi l’utilizzo del metodo previsionale è preferibile, in quanto consente un risparmio nei versamenti da effettuare.
Il *Metodo previsionale*
Il metodo previsionale per il calcolo dell’acconto Irpef non ha come presupposto il reddito percepito nell’anno precedente, bensì il reddito che si prevede di raggiungere nell’anno in corso.
In pratica l’acconto si calcola presupponendo il reddito che si andrà a percepire nell’anno in corso. Determinato, teoricamente, questo reddito si calcola l’imposta dovuta e la si versa nei due acconti dovuti nell’anno (a giugno e novembre).
Il vantaggio del metodo previsionale è quello di prescindere totalmente dall’andamento storico dei redditi, basando il calcolo esclusivamente sull’andamento dell’annualità in corso. Infatti, qualora si presuma di conseguire un reddito (quindi un’imposta), inferiore rispetto a quello dell’anno precedente il metodo previsionale consente di versare un acconto inferiore rispetto a quello che sarebbe stato dovuto con il metodo storico.
L’Agenzia delle Entrate, sanziona i soggetti che versano acconti con il metodo previsionale quando l’acconto versato non raggiunge il 99% dell’imposta dovuta nell’anno, ciò al fine di evitare che ci siano versamenti di acconti troppo bassi ovvero nulli.
Fonte: Fiscomania
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